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Sanificazione degli ambienti di lavoro: la fase 2 parte da qui

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21 Aprile 2020


La ripresa delle attività produttive richiede una sanificazione di tutti gli ambienti di lavoro, dalle imprese a tutti locali pubblici che sono rimasti chiusi in questi mesi.  

Lo scorso 14 marzo sindacati e imprese – e, quindi, datori di lavoro – hanno firmato il Protocollo a tutela della salute dei lavoratori negli ambienti di lavoro non sanitari, prendendosi l’impegno di assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica di locali, ambienti, postazioni di lavoro, aree comuni e di svago.

Ma cosa significa sanificare?

«Dopo una pulizia accurata si procede con l’applicazione mediante l’utilizzo di panni monouso e atomizzatori dell’aria dei disinfettanti che sono ipoclorito di sodio (l’amuchina per intenderci), etanolo (l’alcol) o perossido di idrogeno (l’acqua ossigenata) in concentrazione variabile a seconda della superficie da trattare» spiega Lorenzo Mattioli, presidente di Anip Confindustria, l’associazione di categoria delle imprese di pulizia.

Dunque, sono soltanto tre le sostanze che realmente abbattono il Covid-19 negli ambienti di lavoro: cloro, alcool, acqua ossigenata. In funzione delle superfici su cui vengono fatti agire possono essere nebulizzati o strofinati a mano.

Va sanificato tutto, dai reparti produttivi alle tastiere dei computer, dagli spogliatoi ai distributori di snack. Molto pericolosi sono ovviamente gli ambienti chiusi, con poco ricambio di aria, come per esempio gli ascensori e i locali di piccole dimensioni, per i quali è necessaria una vera e propria bonifica degli impianti di ventilazione, areazione e condizionamento.

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